Sobre a campanha TODOS PROTEGIDOS para a protecção do direito dos reclusos em Moçambique em tempos de Covid19

Artigo sobre a campanha TODOS PROTEGIDOS publicado em um jornal italiano

Con una popolazione di circa 29 milioni di persone che vive in un vasto paese, quasi tre volte l’Italia, il Mozambico ha cominciato a prevenire e arginare il propagarsi del Covid19, proclamando lo Stato d’Emergenza, con la Legge 1/2020 del 31 marzo (prorogata ora al 1° di giugno del 2020). Proclamare lo Stato d’Emergenza ha significato, in particolare, la sospensione dei visti di entrata nel paese, la chiusura delle scuole pubbliche e private, la proibizione di eventi pubblici e l’obbligatorietà del rispetto delle norme di prevenzione del virus.

L’impatto delle nuove misure imposte dal governo non ha risparmiato nessuno tra i cittadini del paese, neanche coloro privati della propria libertà. L’uso delle maschere è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come misura per frenare la diffusione di Covid19 in tutti gli spazi pubblici in cui le persone sono agglomerate e le carceri destano particolare preoccupazione al riguardo. È notorio quanto il Servizio Nazionale Penitenziario (SERNAP), responsabile della gestione degli istituti, soffra di carenza di risorse economiche e di personale. Tra le aree più colpite, il diritto alla salute è quella che ne paga, maggiormente, le conseguenze. Non mancano i cosiddetti centri di salute all’interno degli istituti sovrappopolati, ma questi offrono, nella maggior parte dei casi, servizi basici di assistenza sanitaria.

È per questa ragione che REFORMAR (www.reformar.co.mz), un’organizzazione locale che lavora sulla protezione dei diritti umani nel settore della giustizia criminale, attraverso ricerche, formazione e specifiche azioni di sostegno al settore, ha creato la campagna TUTTI PROTETTI (TODOS PROTEGIDOS), per la protezione dei diritti dei reclusi, durante il Covid19.

Il tessuto e materiale locale per produrre le prime 700 maschere è stato distribuito all’Istituto Minorile di Boane (30 Km dalla capitale) e femminile di Ndavela, nella capitale del paese. Le maschere sono state cucite dagli stessi reclusi e distribuite sia alla popolazione interna che agli agenti penitenziari. A Boane, alla produzione di maschere si aggiunge anche la formazione professionale su misura per i giovani: la formazione rappresenta un’opportunità per la riabilitazione e il reinserimento sociale che supporterà i detenuti nell’entrare nel mondo del lavoro, dopo la restituzione della libertà. Altre organizzazioni della società civile si stanno unendo alla campagna e si spera di poter raggiungere tutta la popolazione carceraria.

Il Mozambico ha una popolazione carceraria di circa 20 mila persone – di queste circa più del 30% (6.000 circa) è in attesa di giudizio. La maggior parte dei reclusi è di sesso maschile, mentre le donne rappresentano il 3% della popolazione penitenziaria. I bambini e giovani tra i 16 e 21 anni di età sono circa 3.000, rappresentando circa il 16% della popolazione totale. La maggior parte dei reclusi ha commesso reati punibili fino a 8 anni di carcere e solo un numero ridotto deve scontare sentenze più severe (la pena massima è di 24 anni di prigione e non esiste l’ergastolo). Negli ultimi dieci anni, la popolazione penitenziaria è duplicata e attualmente il livello di sovrappopolamento degli istituti penitenziari, a livello nazionale, equivale a circa il 200%. L’Istituto Penitenziario Provinciale di Maputo, ad esempio, alberga circa 3.000 persone, avendo posti letto per circa 600 persone.

“C’è una continuità tra i volti coperti delle persone fuori, le persone dentro e le guardie carcerarie”, commenta il fotografo Angelo Ghidoni.  Come effetto della distribuzione delle maschere ci troviamo di fronte ad una situazione insolita perché di solito viene impedito ai carcerati di coprirsi il viso. “In questo cambiamento del carcere come ‘corpo vivo’ si scorge un elemento di uguaglianza tra le persone dentro e le persone fuori nell’esercizio al diritto alla prevenzione, alla salute e alla legalità.”

Il 6 aprile 2020, il governo ha emanato la Legge 2/2020 sull’Amnistia e Perdono, prevedendo la liberazione di condannati a una pena di prigione non superiore a un anno e di coloro in attesa di giudizio per un crime la cui pena applicabile sarebbe stata fino a un anno di prigione. Mentre circa 5600 carcerati (Dato SERNAP, 24 aprile) sono stati messi in libertà, il sovraffollamento, specialmente nelle prigioni provinciali, rimane alto.

Questa è la prima iniziativa della campagna che verte a proteggere il diritto alla salute dei reclusi, sostenendo il SERNAP nella produzione interna di maschere in tutte le prigioni del paese.

Una realtà che potrebbe ancora cambiare a rispetto di un altro importante diritto dei reclusi, quello del contatto con il mondo esterno. Con lo Stato di Emergenza, le visite familiari sono state vietate e così la possibilità per i reclusi di sentire i propri cari interdetta. Ma la campagna TUTTI PROTETTI sta sensibilizzando il governo affinché nuove forme di comunicazione, come l’uso di telefoni e l’accesso a internet, siano adottate anche nelle prigioni, in Mozambico. (Revisione: Paola Rolletta)

 

O artigo, em língua italiana, encontra-se disponível em: http://www.farodiroma.it/mozambico-mascherine-colorate-nelle-carceri-al-tempo-del-covid-19-testo-tina-lorizzo-foto-angelo-ghidoni/

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